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MICHELE
L
OMBARDELLI

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Michele Lombardelli (Cremona, 1968) è figura eclettica di artista, musicista, editore. Tra le mostre ricordiamo le personali presso: A+B Gallery, Brescia; Arrivada, Milano; La Rada, Locarno; Sala delle Colonne, Corbetta MI; MOT International, Londra; AMT, Milano; Bonelli Contemporary, Los Angeles; MAC, Lissone. Hanno inoltre ospitato il suo lavoro: MA*GA di Gallarate; Assab One, Milano; CeSAC, Caraglio; Chateau de Chillon, Montreaux; La Triennale, Milano. Suoi libri d’artista sono stati esposti in istituzioni quali la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma; Casa del Mantegna, Mantova; Musée Cantonal Des Beaux Arts, Lausanne; Museo MA*GA, Gallarate; La Triennale, Milano. Tra le pubblicazioni: California, Humboldt Books; Los Angeles 1989/Tokyo 1991, Humboldt Books, Milano; Sistema di riserva e stati di transizione (con L. Scarabelli), Artoteca, Milano; Generale (con L. Presicce, A. Linke, V. Cabiati, A. Martegani), A+M bookstore, Milano.





La ricerca di Michele Lombardelli è caratterizzata dalla contaminazione di una molteplicità di linguaggi artistici. Lungo il proprio percorso, l’artista ha sperimentato estesamente in differenti campi, quali la musica, la scultura e l’installazione, la grafica e l’editoria. La sua ricerca visiva muove da un approccio analitico, unendovi un’attitudine alla lateralità, all’incomunicabilità e alla dissonanza, che sono - per esempio - anche le caratteristiche delle sperimentazioni musicali portate avanti con il progetto Untitled Noise.
Lombardelli esplora i limiti e le potenzialità del discorso pittorico, sfiorando un proprio grado zero. I suoi dipinti, al tempo stesso così semplici ed enigmatici, suggeriscono, ma non costituiscono una narrazione-figurazione. Disinteressati alla compiutezza, essi piuttosto indagano il margine, il frammento, l’inconcludenza. La pittura di Lombardelli è un fatto liminale, caratterizzato dall’attesa, dall’indeterminatezza, dalla transitorietà: dati estetici ed anche, insieme, stati dell’animo umano. La soglia è infatti una zona porosa, di transizione tra noi e il mondo, tra il luogo interiore e l’esteriorità opaca, la scorza del reale. Lombardelli, in queste opere, sembra interessato a indagare questo momento di passaggio, un tempo indefinito, cercando il punto in cui alcune sensazioni e dati stanno per diventare azione, o racconto. Le parole Cellar Doors, che danno il titolo alla serie, sono un esempio di phonaesthetics, ossia del piacere della combinazione delle parole stesse in termini sonori, piuttosto che di significato. Il segno viene staccato dal senso, come nei dipinti di Lombardelli, abbracciando l’incertezza ma anche la ricchezza di molteplici possibilità percettive.



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