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MARTA
PIEROBON

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Marta Pierobon (Brescia,1979) vive e lavora a Milano. Dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2006, ha lavorato come assistente di Urs Fisher e di Anna Galtarossa; è stata la co-fondatrice di Spazio Morris a Milano.

Tra il 2007 e il 2020 il suo lavoro è stato esposto in diversi spazi di ricerca e istituzioni, cui Viafarini, Neon fdv ed Edicola Radetzky (Milano), Duet space (St. Louis, USA), Esprit Nouveau e Localedue (Bologna), Soloway e Welcome to New York ad Art in general (New York City), Museo di Santa Giulia (Brescia). Ha esposto in prestigiose gallerie quali Galleria Daniele Agostini (Lugano), Kate Macgarry (Londra), Marian Boesky con il progetto di Lucie Fontaine (New York City), Plutschow gallery (Zurigo), 78 Lyndhurst way (Londra) e A Palazzo Gallery (Brescia). Nel 2012 vince il premio Lombardia a Miart (Milano) ed è selezionata al Premio Cairo; nel 2020 è finalista al Premio Michetti (Chieti).








Il desiderio di immaginare, costruire e raccontare mondi che oltrepassino quello che appare tutti i giorni davanti ai nostri occhi è il filo rosso che attraversa la sperimentazione eclettica di Marta Pierobon. L’azione dell’artista è quella di una forza generatrice, alimentata da un’attitudine ludica e onirica che riporta al tempo dell’infanzia. Essa si espande nel territorio a ciascuno di noi prossimo del più immediato e intimo quotidiano: ogni oggetto, sensazione, suggestione formale può esserne investita, stravolta e reinventata. Sul décolleté di una scarpa dal tacco alto può quindi distendersi la figura di una piccola Paolina Borghese del Canova, mentre dalla conchiglia di un’ostrica può spuntare una lingua, irriverente e sensuale; uccelli, parti del corpo, gioielli possono fondersi in fenomenali aggregazioni o inediti personaggi; tutto ciò può accadere tanto nei raffinati disegni ad acquerello su carta, quanto nelle sculture in alluminio, resina o ceramica. Pesci, oltre che uccelli; aria e acqua: Pierobon subisce particolarmente il fascino di quegli elementi e creature la cui esperienza, fluida e aerea, è molto distante da quella umana, irrimediabilmente terrestre. In questa prospettiva è da leggere anche l’interesse nei confronti di temi quali l’erotismo e la sensualità. Emerge l’attrazione verso quanto più ci allontana dall’idea di un’umanità razionale, riavvicinandoci al contrario ad uno stadio animale e primitivo del nostro stare al mondo. A partire dalle suggestioni dell’intimo e del domestico, l’artista rintraccia e rinnova le connessioni profonde, vive e pulsanti, tra noi e il nostro mondo. Nessun limite si pone alla fantasia e alle sue traiettorie psichedeliche e allucinatorie, alle possibilità liberatorie rispetto a desideri ed evasioni altrimenti latenti, che pervadono sottopelle la nostra quotidianità.






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