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DUCCIO MARIA
GAMBI

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Duccio Maria Gambi (Firenze, 1981). Il suo lavoro è tanto eterogeneo, quanto ampio è stato il percorso da lui esplorato prima di aprire il suo studio e laboratorio a Parigi, nel 2012. Ha una solida preparazione teorica, grazie in particolare agli studi sul Movimento Radicale a Firenze e sull’interior design a Milano. Ha lavorato in diversi prestigiosi studi e laboratori artigianali, tra cui un’esperienza presso l’Atelier Van Lieshout a Rotterdam, giungendo a padroneggiare differenti tecniche e processi produttivi. Ha vinto il Premio Cedit all’edizione 2017 di Miart e il suo lavoro è parte della collezione permanente della Triennale di Milano.





Duccio Maria Gambi fonde e integra le figure dell’artista, del designer e dell’artigiano. Nella propria pratica esplora le potenzialità di materiali sia artificiali quali metalli, cemento e schiuma poliuretanica, che naturali, quali marmo, pietra, onice. L’oggetto è il centro della sua ricerca: nelle parole dell’artista esso è inteso quale un esercizio descrittivo, il cui tema può essere indifferentemente la materia stessa o lo spazio.

Il processo creativo dell’artista non vede soluzione di continuità tra intuizione, progettazione e realizzazione, in un approccio produttivo da designer sperimentale che si focalizza sul pezzo unico e la piccola serie. Da un punto di vista formale è la tradizione centro-italiana ad emergere, in una spiccata attitudine alla composizione e al volume. Si alternano il rigore geometrico e la morbidezza, legata spesso all’autonomia e imprevedibilità della materia e all’apertura allo spazio, all’architettura e alla natura.

Brique et Beton sviluppa una serie di variazioni a partire dall’unione di mattone e calcestruzzo: l’intuizione dell’artista guida l’indagine intorno a questi due motivi tipici della modernità, che interagiscono in un gioco che li accompagna al di fuori del perimetro dell’architettura. Nella serie di opere di Guerra Fredda e Inerte Grafico emerge una chiara sensibilità ecologica: nella prima, alcune piastrelle recuperate sono impiegate in nuove strutture cementizie, per la loro capacità di evocare una particolare estetica di un periodo storico. La seconda serie vede l’immersione di scarti plastici in oggetti in cemento, riportati sapientemente in superficie dall’azione scultorea, conferendo un carattere unico a ciascun pezzo. Ripetizione e variazione guidano anche i ritmi compositivi delle schiume dell’artista, dove a momenti più informali si alterna tagli rigidi e netti, in un equilibrio che si rinnova passo dopo passo.



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