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DAVIDE
MANCINI

ZANCHI

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Davide Mancini Zanchi (Urbino, 1986). Ha conseguito il Diploma all'Accademia di Urbino. Sue mostre personali sono state ospitate al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro (2021), Galleria Nazionale delle Marche (2017), al Museo Fattori di Livorno (2016), presso A+B gallery (2012, 2014, 2017), da Otto Gallery di Bologna e Societé Interludio di Torino (2019). Tra le collettive: Contemporaneo Contemporanei, Università di Verona (2019); Forme Instabili, Spazio Siena (2018), Versus, Galleria Civica di Modena e Memorie a Villa Manin, ambedue a cura di Andrea Bruciati; CIY, Ville Belville di Parigi; Primavera 3, Dena Foundation, Frederic Lacroix Gallery, Parigi. È tra i vincitori del bando Italian Council 2019; ha vinto il Premio Sanpaolo Invest, quarta edizione Premio d’arte Città di Treviglio (2016), il Premio Lissone 2014 al MAC di Lissone, il Premio Pescheria del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro nel 2011.





La ricerca di Davide Mancini Zanchi muove dall’arte visiva, in particolare dai tradizionali medium di pittura e scultura, per poi contaminarsi ed esplorare altri mondi ed estetiche, grazie ad un’attitudine metamorfica ed un po’ anarchica. Il lavoro dell’artista è un continuo riposizionamento di sè e del proprio lavoro, rispetto a due grandi poli: il primo è costituito dall’insieme delle complesse dinamiche del contesto sociale in cui si trova ad agire, in termini di relazioni, gusto e costume. Il secondo si rifà alla lunga e illustre tradizione artistica, in particolare italiana, che in filigrana attraversa tutte le operazioni di Zanchi.

L’opera non è l’esito formale di un processo produttivo che nasce da intuizioni sagaci, ma essa stessa oggetto di una meta-riflessione sul proprio statuto, diventando un’occasione di attivare con ironia riflessioni e cortocircuiti scanzonati, mettendo in discussione in prima persona lo spettatore.

Nelle opere Il tempo è importante dedicarlo a chi ami e L'acqua non ci ha mai rammollito, Zanchi cuoce degli spaghetti e li utilizza al posto del pennello, con uno stile che fa il verso al grande Espressionismo Astratto americano, andando a imprimere festosi giochi cromatici sulle tele monocolore. Sin dai titoli, l’artista dichiara un’allegro dirottamento del senso comune, facendo propri i claim pubblicitari di uno dei cibi più famosi d’Italia, frequentemente associato alla convivialità quotidiana, al sentirsi a casa e stare in famiglia. Sul fondale blu di Cielus Notturnus Romanticus si stagliano una miriade di stelle, costituite da pezzettini di carta masticati e applicati sulla tela con una piccola cerbottana: dal gesto irriverente, quasi una ragazzata, prende forma un tributo poetico e potente nei confronti di uno dei più suggestivi motivi iconografici della storia dell’arte.